Il Concilio di Trento (1545-1563), per superare l’atavico problema della preparazione teologica e della formazione spirituale dei chierici, stabilì nel decreto De reformatione, del 15 luglio 1563, l’erezione di un seminario in ogni diocesi. Il decreto conciliare dispose che questo istituto educasse alla pietà e alla vita ecclesiastica i ragazzi di età superiore ai dodici anni. La formazione dei candidati al presbiterato, pertanto, non era più affidata alle scholae episcoporum, che nel corso del medioevo avevano svolto tale compito. Così, nel corso di alcuni decenni, nel Regno di Napoli sorsero numerosi seminari: tra i primi furono istituiti i seminari di Larino, Caiazzo (1564), Ariano (1565), Aversa (1566), Capua (1567). L’arcidiocesi di Napoli ebbe il suo seminario il 1° gennaio 1568: esso fu fortemente voluto dal cardinale arcivescovo Mario Carafa, che lo dedicò al proto vescovo Sant’Aspreno, e venne realizzato nei pressi cappella-pre-conciliare della Chiesa cattedrale.
Già il cardinale Alfonso Carafa, infatti, affrontò il problema dell’erezione del seminario vescovile, della riforma del clero e dei monasteri nel primo sinodo diocesano post-tridentino, celebrato tra il 4 e il 14 febbraio 1565. Il successore, Mario Carafa appunto, voleva affidare la direzione del seminario ai gesuiti, che nei seminari di Milano e di Roma avevano dato buona prova della loro competenza educativa. Tuttavia il preposito generale della Compagnia di Gesù, p. Alfonso Salmeron, diede responso negativo a tale richiesta per non accattivarsi le antipatie del clero napoletano. Inoltre il cardinale Carafa sborsò seimila ducati per l’acquisto del palazzo che per tutto il secolo XV era stato sede dell’episcopio: tale struttura, infatti, rispondeva ai requisiti imposti dal Concilio per la costruzione dei seminari. Dopo i necessari adattamenti, il seminario era costituito da tre stanze per i maestri, da tre camerate, dalle aule scolastiche, dalle stanze del rettore, da una cucina, da un refettorio e da una cappella dedicata a S. Paolo. Dopo la solenne inaugurazione, il papa S.Pio V lo giudicò « bene fundatum…iuxta decreta Sacri Concilii Tridentini», e la nuova struttura accolse quaranta alunni e quindici tra maestri, inservienti e superiori. Il primo rettore fu il canonico suddiacono ultraottantenne Giovanni Antonio Rotondo . Tra le discipline più importanti, venivano insegnate il latino e l’eloquenza.
Purtroppo la morte del cardinale Carafa, che fece di tutto per reperire i fondi necessari per la manutenzione del seminario, segnò l’inizio di una lunga ed irreversibile decadenza dell’istituto ecclesiastico. Il secolo XVII, infatti, fu realmente difficile per il seminario di Napoli: da una parte le ristrettezze economiche, dall’altra la mancanza di piani formativi ben precisi causarono un vero e proprio “dissesto” spirituale ed educativo. L’ultimo ventennio del Seicento segnò invece l’inizio della rinascita del seminario.
Il cardinale Innico Caracciolo, infatti, intraprese una seria e significativa riqualificazione pastorale dell’arcidiocesi. Per la formazione dei chierici si avvalse dell’opera del can. Michelangelo Cotignola, successivamente eletto alla sede vescovile di Ischia, e di don Gennaro Crispino, autore di scritti di carattere pastorale e giuridico, come il Trattato della visita pastorale (Roma 1695). Il seminario, sotto la guida di queste persone sagge e prudenti, divenne così centro propulsore di studi non solo teologici ma anche umanistici: vi si insegnavano non solo i trattati di teologia scolastica, ma anche il greco, la geometria e la filosofia. L’arcivescovo Caracciolo, inoltre, disciplinò l’iter di ascesa agli Ordini sacri con l’Istruzione a gli Ordinandi della città e diocesi di Napoli. Il Settecento, quindi, fu realmente il secolo d’oro per il seminario partenopeo: in esso, infatti, vennero educati illustri e degni ecclesiastici, tra cui Alfonso Maria de’Liguori. Il seminario, inoltre, nel corso del tempo ha subito numerosi interventi di ammodernamento ad opera di vari arcivescovi, come F. Pignatelli, G. Cantelmo, etc. Oltre al seminario prospiciente il Duomo, nel 1744 il cardinale Spinelli volle fondare un altro seminario presso piazza dei Geronimiti, detto Seminario Diocesano, distinto dall’altro chiamato Seminario Urbano, per la formazione dei chierici provenienti dalle campagne e dalle zone più emarginate dell’arcidiocesi.
Con la dominazione dei Napoleonidi, le autorità statali iniziarono ad intervenire in maniera diretta sul cammino educativo dei chierici, limitando il numero delle ordinazioni, uniformando l’istruzione e riformando i seminari. In seguito alla soppressione delle facoltà teologiche presso le università statali ad opera del Governo del cappella-maggneonato Regno d’Italia, che con le Leggi Siccardi del 1859 aboliva il foro ecclesiastico e tutti i privilegi del clero, il seminario divenne l’unico depositario e fruitore della tradizione teologica napoletana. Essa venne caratterizzata dal neotomismo, mirabilmente esposto e divulgato dalle opere dei teologi napoletani Guglielmo Sanseverino, Gennaro Portanova, etc.
L’attuale sede del seminario sorge sulla collina di Capodimonte e fu inaugurata dal cardinale Alessio Ascalesi (Arcivescovo di Napoli dal 1924 al 1952) il 29 giugno del 1934. La sua costruzione venne suggerita dal cardinale Alfredo Idelfonso Schuster, in visita a Napoli, perché la vecchia struttura era ormai diventata angusta e non più rispondente alle esigenze pedagogiche e formative dei seminaristi: oggi l’antica sede accoglie l’Archivio Storico Ecclesiastico. Il progetto di costruzione fu affidato all’ingegnere Tirone che, nel realizzarlo, si ispirò al palazzo reale e, su suggerimento di papa Pio XI, fu realizzato un ampio terrazzo ad emiciclo, che offre un bel panorama sulla città e il golfo di Napoli. Successivamente, negli anni ’50 e nella fine degli anni ’60, l’edificio fu ampliato e in parte modificato. Nel 1973 lo studentato teologico fu scorporato dal seminario e trasferito dal cardinale Corrado Ursi nella nuova sede della Pontificia Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale – sez. s.Tommaso. Il medesimo presule il 29 giugno 1985 intitolò il seminario al cardinale Alessio Ascalesi, proponendolo come modello di zelo e carità pastorale per la chiesa di Napoli, appena rinnovata dal XXX Sinodo diocesano. Nel 2003 l’arcivescovo metropolita Michele Giordano ha trasferito presso il seminario di Capodimonte la comunità del seminario minore e, nel 2004, anche il Centro Diocesano Vocazioni.
Fonti:
– R. DE MAIO, Le origini del Seminario di Napoli. Contributo alla storia napoletana del Cinquecento, Napoli 1957, pp.50-61.
– Per maggiori e più dettagliate informazioni cf. Campania Sacra, 15-17 (1984-1986).